mercoledì 26 maggio 2010
Scienza e Poesia dell'Anima di Ruggero Stacconi
Per chi volesse consultare i contenuti del libro esiste un gruppo su facebook con lo stesso nome che mette a disposizione parecchi brani da leggere e rileggere.
sabato 1 maggio 2010
Dal sesto capitolo- Scienza e poesia dell'Anima di Ruggero Stacconi
Gli interrogativi della scienza occidentale convenzionale sul rapporto coscienza - materia : In quale momento ha origine la coscienza? Oppure, Quand'é che la materia diventa cosciente di se stessa?
Nelle fasi "transpersonali" viene capovolto come segue :In che modo la coscienza produce l'illusione materiale? La coscienza viene vista come qualcosa di primordiale, che non può essere spiegato sulla base di alcunché d'altro, qualcosa che esiste e che, in definitiva, è l'unica realtà.
Qualcosa che è manifesto in noi "..e in tutto ciò che ci circonda".
Una delle metafore più frequenti che si ritrovano nelle relazioni di esperienze psichedeliche è quella della circolazione dell'acqua in natura.
La "coscienza universale" è assimilata all'oceano, una massa fluida indifferenziata - e la prima fase della "creazione" è la formazione di onde. Un'onda può essere vista come un'entità individuale, nondimeno è ovvio che l'onda è l'oceano, e l'oceano è l'onda, non c'è una separazione ultima.
Questa è anche un'immagine che usano sia i buddisti che i fisici quantistici i quali usano l'analogia delle onde d'acqua per illustrare "l'illusione di entità separate”.
La metafora dell'oceano può estendersi e, in ogni caso, assumere il suo profondo significato ecologico e rivelatore.
Quando il mare frange, la roccia spruzza e si ritira. Può lanciare goccioline d'acqua in aria che hanno una breve esistenza individuale per poi essere ringhiottite dall'oceano. Può, altresì, nel susseguirsi delle onde, lasciare dietro di sé delle pozze d'acqua che resteranno libere e separate per un certo tempo, finchè non giungerà un'altra onda a recuperare quell'acqua che prima era un'estensione dell'oceano e che poi ritorna alla sua origine.
La fase seguente è l'evaporazione dell'acqua a formare una nube, una trasformazione "reale" dell'unità "categoriale" originaria. Eppure la nube è l'oceano, e l'oceano è la nube, che infine, sotto forma di pioggia, si riunirà all'oceano.
La separazione di una entità del tutto diversa, altamente strutturata ed individuale, è rappresentata dalla cristallizzazione in fiocco di neve delle gocce d'acqua della nube. Ci vuole una conoscenza molto raffinata e sensibile per riconoscere che il fiocco di neve è l'oceano e l'oceano è il fiocco di neve. Per riunirsi all'oceano il fiocco di neve deve rinunciare "alla sua struttura ed alla sua individualità".
Per tornare alla "sorgente" deve passare, per così dire, attraverso una " morte dell'Io".
Fritjof Capra commenta in modo sorprendente, e soprattutto competente, la metafora espostagli direttamente da Grof. Egli conclude, infatti, che: "…non si può non restare colpiti dalla profondità dell'immagine metaforica di Grof
che fa emergere consapevolezza di una connessione tra "ecologia e spiritualità". Una consapevolezza intuitiva dell'unità di tutta la vita cosmica nella sua interdipendenza con i cicli del "mutamento". E' proprio questa consapevolezza ecologica che può definirsi "spirituale" o "dello spirito umano". A questo punto non sorprende che la nuova visione della "realtà" cosmica della fisica moderna, così olistica, metafisica ed ecologica, sia in armonia con le visioni delle tradizioni filosofiche, spirituali e religiose d'ogni tempo!
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